Una parete colorata per sentimenti vivaci, due sedie da armeggiare con cautela, un tavolo spartiacque, all'occorrenza, una radio sintonizzata su sciagure e poi loro due, Martino e Alice, immobili, come l'arredamento che li circonda, in un rapporto che li vede insieme da oltre un decennio. Imbranato cronico lui, testarda iperattiva lei, un lavoro precario su entrambi i fronti, una suocera invadente e una gatta curiosa, Mizzi, che sembra l’unica ammessa in casa a procreare. Alla soglia dei quarant’anni per questi giovani non più giovani è tempo di bilanci ed eccolo il grande assente, un figlio, annunciato con desiderio, presagito come catastrofe, accettato con rassegnazione da chi ha del futuro soltanto coordinate confuse.
Making Babies di Fortunato Cerlino ha la leggerezza di un realismo tenero ma non edulcorato, e una narrazione che scorre disinvolta al ritmo di quadri giustapposti, in rapida successione, quasi una sitcom di emozioni allo sbando, armonizzata dal tessuto musicale originale curato da Matteo Cavaggioni e Filippo Barracco. Dal diario della scrittrice irlandese Anne Enright, l’adattamento, presentato in anteprima al Napoli Teatro Festival Italia negli spazi recuperati del Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, segue la parabola della maternità fino al suo concepimento ed oltre, riabilitando, a differenza del testo originale, il punto di vista maschile, rendendolo, anzi, un nodo cruciale.
Teresa Saponangelo e Lino Musella i protagonisti affiatati di questa indagine di coppia, armonici e passionali nel loro scagliarsi contro, buffi e toccanti in questa loro solitudine condivisa. Pochi dettagli fanno da cornice a un capovolgimento continuo di stati d’animo che arriva dritto fino al pubblico, chiamato in causa a testimoniare una quotidianità che non gli è per niente avulsa e ad ascoltare le confessioni inaspettate dei personaggi in scena. Una panchina illuminata per i pensieri di lei, la fermata di un autobus che sembra non arrivare mai, come il coraggio di lui, un letto di ferro per un travaglio non programmato, una culla a dondolo per una bambina piagnucolosa. Si ride, tanto, e ci sorprende, questa favola dai colori accesi che sa tanto di realtà.